PR Talk con Marianna Ferrigno, Head of Communications Italy & Emear South CISCO
02-08-2023
CISCO
Cisco, leader tecnologico mondiale, trasforma il modo in cui le persone si connettono, comunicano e collaborano, con l’obiettivo di creare un futuro inclusivo per tutti. Ha sede a San José (USA), impiega circa 70.000 dipendenti e nel 2022 ha registrato un fatturato di 51,6 miliardi di dollari.
Cisco si impegna per fare sì che le tecnologie producano un impatto positivo, attraverso iniziative quali il Programma Cisco Networking Academy, che in 25 anni ha formato oltre 17 milioni di persone sulle competenze ICT.
In Italia l’azienda è dal 1994. Qui ha sviluppato Cisco Photonics, laboratorio di R&D sulle tecnologie per le reti ottiche, e un Co-Innovation Center dedicato alla Cybersecurity e Privacy.
MARIANNA FERRIGNO
Con oltre 20 anni di esperienza lavorativa in contesti multinazionali, dove ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità mostrando capacità nel guidare e lavorare in team virtuali, ha creato e gestito il team di marketing quasi da zero per Cisco nell’Europa centro-orientale. Al termine di tale esperienza durata 15 anni, è stata chiamata da Cisco a ricoprire il ruolo di Responsabile della Comunicazione Sud Europa per l’azienda, un’area che oltre all’Italia include Francia, Spagna, Portogallo, Grecia e Israele. Crea e gestisce la strategia di comunicazione interna ed esterna delle country che fanno parte del teatro.
LE SFIDE DI CISCO SU PR E COMUNICAZIONE
Marianna Ferrigno, Responsabile Comunicazione Cisco Sud Europa (Italia, Spagna, Francia e Israele): “I dipendenti sempre più brand ambassador dell’azienda”
Quali sfide attendono le PR nel 2023, parlando in generale?
Le sfide sono sempre tante, ma ce n’è una in particolare che non smette mai di rinnovarsi: quella che riguarda l’armonizzazione di tutti gli strumenti di comunicazione. È una sfida che si alimenta di volta in volta con l’arrivo di nuovi canali e di nuovi strumenti di comunicazione, e quindi è un procedimento dinamico, che non si può mai considerare compiuto o archiviato. Fra l’altro rappresenta anche uno degli aspetti più importanti del nostro mestiere, per via di una ulteriore barriera che col tempo si è sgretolata: quella fra la comunicazione interna e la comunicazione esterna. Mentre un tempo erano divise, oggi con l’avvento dei social e con una diversa cultura delle persone, i dipendenti sono assurti essi stessi a brand ambassador, cosa che crea una ulteriore necessità di integrazione e di armonizzazione. Anche i giornali sono cambiati: fino a non molto tempo fa temi come “digitalizzazione” o “tecnologia” erano trattati solo dalla stampa di settore e non certo dalle pagine economiche dei grandi quotidiani. Oggi assistiamo a una trasformazione radicale: ci sono nuovi media che si affacciano a questi temi, nuovi interlocutori con i quali dobbiamo parlare, e per farlo occorre lavorare molto sul linguaggio e sullo stile da utilizzare.
Come prevedete di affrontare queste sfide nella vostra azienda?
Come persone che lavorano nella e con la comunicazione utilizziamo tutti gli strumenti e i canali: social, digital e chiaramente anche quello tradizionale. Come accennavo i nostri temi sono approdati ormai sia sulle pagine economiche che su quelle di lifstyle, per il semplice fatto che la tecnologia è qualcosa che riguarda tutti noi da vicino; basti pensare allo smartworking o al cambiamento della mobilità nei centri urbani. Quindi tecnologia e digitalizzazione non sono più argomenti solo ed esclusivamente da stampa di settore. E questo, per chi come me fa comunicazione, si traduce nella necessità di adeguarsi a un cambiamento di linguaggio. Si tratta di sfide che noi affrontiamo quotidianamente coinvolgendo in maniera sempre più stretta le persone che lavorano per l’azienda, persone con le quali condividiamo una visione e di conseguenza un sistema di valori che fa parte del nostro DNA.
C’è un progetto/campagna di PR della quale siete particolarmente orgogliosi?
Un progetto di cui siamo particolarmente orgogliosi è Digitaliani, lanciato in Italia nel 2015 ma presente in tutto il mondo e con cui Cisco si impegna a supportare la digitalizzazione nei vari Paesi. Qui avviammo 8 anni fa durante il governo Renzi e in quell’occasione mettemmo in piedi un piano di comunicazione a 360 gradi che coprì i social, i media tradizionali, la comunicazione interna e quella esterna. Il progetto, ancora attivo, ha avuto tre fasi. La prima ha riguardato il lancio in un momento storico in cui la stessa parola digitalizzazione suonava come qualcosa di molto tecnico. Abbiamo dovuto faticare parecchio per spiegare di cosa si trattava, per farne percepire il valore e l’importanza strategica a una platea il più ampia possibile. È quindi seguita una seconda fase, che io chiamo di consolidamento, durante la quale abbiamo creato un brand ad hoc, “Digitaliani”. Abbiamo quindi lavorato al postioning di questo brand, mantenendo sempre una strettissima collaborazione fra tutti i livelli della comunicazione. Oggi siamo ormai alla terza fase, che potremmo definire di maturità, in cui il programma è ben conosciuto e riconosciuto sul mercato: parlare di digitalizzazione oggi non è più una cosa così tecnica, il che ci dà la consapevolezza di essere riusciti a conseguire gli obiettivi che ci eravamo prefissati. A questa accelerazione ha contribuito anche la situazione pandemica vissuta recentemente. La pandemia ha fatto “toccare con mano” a tutti l’importanza di digitalizzare processi e strutture.
Quanto e in che modo il top management aziendale è coinvolto nelle strategie di comunicazione interna?
Tutto quanto detto sopra non sarebbe stato possibile senza un vero coinvolgimento del top management, che si spende molto: è un utente social a tutti gli effetti e, come tale, un amplificatore dei messaggi. Tutti si spendono come persone individuali, chi più chi meno, soprattutto su LinkedIn. Come dicevo, anche il dipendente è parte attiva in questo processo essendo di fatto un brand ambassador.
Noi puntiamo molto anche sulla formazione per insegnare un uso corretto e responsabile dei social. Per cui soprattutto all’inizio abbiamo fatto formazione a tutti i livelli, cercando di far comprendere i meccanismi che muovono i vari social. L’obiettivo è avere un team interno di utenti digitali evoluti a livello privato e, di conseguenza, a livello anche aziendale.